giovedì 27 novembre 2008

INTERVISTA A CESARE CREMONINI


CANZONI COME PICCOLI ROMANZI

di Matteo Strukul

Cesare Cremonini è caricato a mille. Non solo perché il suo nuovo disco – Il primo bacio sulla luna – al suo debutto è schizzato al primo posto della classifica italiana ma anche perché come dice lui: “Sono contento di partire per il tour e di poter parlare di questo nuovo album, è una cosa che mi entusiasma”. Non a caso quest’energia è proprio quella che brucia le note del brano Dicono di me che, continua Cremonini: “è stato il singolo apripista dell’album, volevo infatti che la prima canzone nuova potesse costituire un ritorno chiaro, facile da comprendere e magari con una sua gradevole leggerezza, il primo approccio doveva essere dolce e tondo. Volevo riprendere il mio linguaggio, che, più in generale, è ciò che meglio caratterizza la musica di un artista se è vero che oggi è difficile essere originali nei contenuti: è stato già detto tutto. Per questo freschezza e spontaneità di linguaggio devono essere, a mio giudizio, al centro della musica italiana perché dobbiamo valorizzare il nostro vocabolario che è fra i più importanti, e ricchi della cultura mondiale”.
Ma non ci sono solo brani ariosi e chiari nell’album, c’è invece anche quel suo talento, prepotente, di saper concentrare in quattro minuti di canzone storie anche complesse e ricche di movimento, quasi fossero delle mini-sceneggiature. “Ho sempre cercato di seguire, con le mie canzoni, i miei stati d’animo, i cambiamenti del mio modo di vivere e di pensare. Con una canzone come Le 6 e 26 affronto un concetto di brano che era tipico della musica d’autore anni ’60, quella in particolare di Mogol e Battisti e di Dalla. Penso ad esempio a 29 settembre in cui il protagonista della canzone abbraccia la vita e ne racconta le contraddizioni. Esce di casa, incontra l’amante, tradisce la moglie, torna, si pente, si scusa e dopo il risveglio capisce di aver sognato. Insomma sono brani dinamici e ricchi di cambi di prospettiva, elementi che alla più recente canzone italiana sembrano mancare. Gli artisti del nostro passato ci hanno insegnato che le modalità di espressione possiedono un’ampia gamma di possibilità. Le 6 e 26 cerca di far tesoro di questa lezione tentando di proporre, come in altre mie canzoni, un piccolo, umile romanzo che fotografa Bologna nelle sue anime più diverse: il profano e il sacro, le prostitute seminude nei viali del centro e le chiese illuminate a giorno durante la notte, il profumo del vino e delle osterie e l’odore d’incenso delle processioni della domenica mattina”.
L’incisione del nuovo lavoro in un proprio studio ha dato ulteriori motivazioni a Cremonini che ci tiene a precisare: “la possibilità di avere un mio studio di registrazione mi ha permesso di lavorare con serenità e di pensare al futuro. Specie in un periodo come questo in cui la crisi dell’industria discografica è sotto gli occhi di tutti. L’errore è stato quello di assecondare quella superficialità che ha smarrito la fiducia del pubblico. Le persone hanno un cuore, una testa e la capacità di andare in profondità nella propria vita anche attraverso le canzoni. La libertà che ho oggi mi permette ancor di più di offrire un lavoro di qualità, credo, abbassando contemporaneamente i costi di produzione”.
Per quel che riguarda il tour, che arriverà a Padova il 19 dicembre al Palanet, Cremonini si sbottona almeno un po’: “Sarà il concerto più lungo che ho mai fatto, mescolerò i brani nuovi con i miei cavalli di battaglia e ci sarà un bel bilanciamento fra i diversi generi che caratterizzano il mio stile: dal rock al cantautorato, al piano e voce, fino all’ acustico, al jazz e la musica classica”.

Articolo pubblicato su IL MATTINO DI PADOVA, LA NUOVA DI VENEZIA E MESTRE e LA TRIBUNA DI TREVISO in data 22 novembre 2008


venerdì 14 novembre 2008

VICTOR GISCHLER SU VELVET

VICTOR GISCHLER con un fantastico racconto su VELVET. Uno degli autori che amo di più con un autentico saggio di bravura, a p. 126. Splendido il gioco immagini - parola scritta.